I partigiani e la popolazione di San Polo, riconoscenti verso coloro che caddero nella Lotta di Liberazione contro l'occupazione tedesca e la dittatura fascista, hanno costruito questa tomba monumentale che raccoglie le spoglie dei partigiani caduti.
L'opera in bronzo dal titolo "I Fucilati" è stata realizzata nel 1946 dallo scultore Armando Giuffredi (Montecchio E. 1909-1986).
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Segnalata da un delatore locale la sua presenza presso la famiglia Notari a Bazzano di Neviano degli Arduini dove, convalescente, aveva trovato ospitalità, all'alba del 5 gennaio 1945 veniva catturato dai tedeschi e tradotto, con altri partigiani, al presidio antiguerriglia di Ciano d'Enza.
Nonostante varie offerte di scambio di prigionieri inviate al comando tedesco tramite l'opera di mediazione di alcuni Parroci, dopo essere stato sottoposto a percosse e sevizie, la sera del 26 gennaio veniva fucilato assieme ad altri cinque partigiani.
Aveva 23 anni.
Gravemente ferito nella battaglia di El Alamein (novembre 1942), raccolto e curato dagli inglesi, gli viene amputata una gamba.
Grazie a uno scambio di invalidi coordinato dalla Croce Rossa, nella primavera del 1943 ritorna in famiglia.
Nonostante la mutilazione che gli avrebbe consentito di vivere indisturbato, lo spirito antifascista maturato con la guerra lo indusse a combattere nella Resistenza, distinguendosi in temerarie azioni il più delle volte solitarie.
Muore a Montecchio Emilia la sera del 20 gennaio 1945 in una sparatoria nel tentativo di catturare un gerarca fascista noto come torturatore di partigiani.
È decorato con Medaglia d'Oro al Valore Militare.
Aveva 25 anni.
Olindo, di ritorno con alcuni partigiani da un'azione di sabotaggio a Montechiarugolo, muore il 22 febbraio 1945 in seguito a una imboscata tesa da una pattuglia di soldati tedeschi del presidio di Ciano d'Enza appostati in casa Ziveri in località Terrarossa di Traversetolo, lungo la strada di Tortiano.
Aveva 19 anni.
Sul cippo collocato in località Terrarossa il 30.09.1945 recante i nomi di altri tre partigiani, tra cui il sampolese Renzo Dall'Aglio ("Scheggia"), è riportata la seguente epigrafe:
"Per caldo amor patrio
ebbero troncata barbaramente
la giovane esistenza" ,
seguita dal distico del Monti:
"Per la Patria è dolce sorte
affrontar perigli e morte".
Impegnato con altri partigiani a Cerredolo dei Coppi di Ciano d'Enza in un'azione di assedio di un gruppo di soldati tedeschi barricati all'interno del caseificio locale, alle prime luci dell'alba del 7 marzo 1945 veniva colpito a morte mentre si esponeva da un fabbricato dove si era posizionato per meglio seguire i movimenti del nemico.
Aveva 24 anni.
È tra i primi protagonisti della lotta di Liberazione, gestendo con il fratello Egidio, la sorella Maria e la moglie Filippi Adalgisa un'osteria nel centro di Ciano d'Enza, quasi tutte le settimane, si recava in treno a Reggio Emilia per fare provviste.
Al ritorno, con la copertura di Adalgisa, prelevava armi leggere da recapitare ai partigiani.
Segnalato da una spia al Comando tedesco di Ciano, si sottraeva alla cattura riparando, nell'agosto del '44, in montagna accolto, assieme al compaesano Rino Bolzanetti ("Vento"), nella 144a Brigata Garibaldi.
Il 24 ottobre 1944 per fronteggiare un'ampia azione di rastrellamento vengono approntati diversi schieramenti; Pellegrino e Rino, appostati con altri partigiani del "Prampolini" all'altezza della chiesa di Pratolungo, riescono a contrastare l'avanzata dei tedeschi su Madurera ma, di fronte all'enorme disparità di forze, devono abbandonare la posizione.
Nel tentativo di ripiegamento, oltre a Pellegrino, cadono Rino (Vento, anni 17) e Luigi Castagnetti ("Otto", anni 20) di Bibbiano.
Aveva 24 anni.
Traslate dal cimitero di Ciano in quello di San Polo d'Enza, le spoglie di "Abbo", accomunato nel ricordo ai caduti sampolesi, riposano nella tomba di famiglia.
Collaboratore delle forze partigiane, per una delazione veniva catturato dai tedeschi presso la sua abitazione in Villa Casale di San Polo d'Enza e tradotto nelle carceri del presidio antiribelli di Ciano d'Enza.
Il 23 dicembre 1944, in seguito all'attacco di alcuni partigiani a una macchina tedesca dove, oltre a due soldati, trovò la morte anche il capitano Volker Seifert, comandante delle Scuole Antiribelli di tutta l'Emilia, Severino, per rappresaglia, veniva fucilato in località Vercallo, sulla strada comunale Stella-Casina assieme ad altri dieci ostaggi tra cui il sampolese Ermete Conti.
Aveva 28 anni.
All'atto della smobilitazione successiva all'8 settembre 1943 Fernando è militare a Vipiteno (Bolzano).
Non aderisce alla Repubblica Sociale, rientra in famiglia ed inizia, clandestinamente, ad operare nel movimento di Liberazione.
Nell'estate del 1944 è internato, con tanti altri rastrellati destinati ai lavori forzati in Germania, nel campo di raccolta di Bibbiano e da qui rimesso poi in libertà in quanto addetto alla manutenzione delle linee di trasmissione presso la centrale elettrica di San Polo.
Sentendosi in pericolo, ripara in montagna unendosi alle formazioni partigiane.
Partecipa come capo squadra a diverse azioni tra cui l'attacco ai presidi di Bibbiano, di Collagna e a varie imboscate a reparti nazifascisti.
Nell'azione di Bibbiano viene colpito alla testa da frammenti di granata le cui conseguenze lo affliggeranno per tutta la vita.
Muore a 41 anni.
Per espresso desiderio delle famiglie dei Caduti qui raccolti, le sue spoglie riposano in questa tomba monumentale.
In servizio nell'areonautica militare rimasta fedele al Regno d'Italia (Regno del Sud) dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, muore il 26.09.1944 in seguito ad un incidente di volo mentre rientrava all'aeroporto 325 P.M. 67 di Lecce dopo una missione di rifornimento, per via aerea, di armi e munizioni a formazioni partigiane Jugoslave e alla Divisione italiana "Garibaldi" operante a fianco della Resistenza Jugoslava.
È sepolto a Lecce.
Aveva 27 anni.
Muore il 6 febbraio 1944 durante una cruenta colluttazione per un colpo di rivoltella esploso da uno sbandato polacco (già prigioniero di guerra aiutato e assistito dai partigiani, poi divenuto rapinatore) che lo aveva aggredito per sottrargli la bicicletta sulla strada Val d'Enza sud in località Fontaneto di San Polo d'Enza.
È tra i primi sampolesi caduti nella lotta di Liberazione.
Aveva 24 anni.
Alla notizia che il 30 marzo 1945 si doveva tenere a Traversetolo un raduno di bestiame destinato al sostentamento delle truppe tedesche, il Comando della 143a Brigata Garibaldi "Aldo", per impedire la sottrazione di questo patrimonio, decideva di bloccare le quattro strade che convergevano sul centro del paese, compresa quella proveniente da San Polo d'Enza, per contrastare l'afflusso di reparti tedeschi di stanza a Ciano.
Raggiunte nella notte le posizioni previste, all'alba del 30 marzo, dopo un primo contatto tra il Distaccamento "Rabitti", appostato in località Terrarossa, sulla strada di Tortiano, e una pattuglia di militi appoggiati da consistenti reparti tedeschi, iniziava un violento scontro che, dopo cinque ore di combattimenti, costringeva il nemico ad abbandonare l'impresa.
Disciolto il raduno e impartito l'ordine di lasciare le posizioni, Renzo rimasto con altri due partigiani a proteggere lo sganciamento del suo gruppo, dopo essere stato gravemente colpito al torace veniva catturato e trasportato a Parma dove morirà il 3 aprile 1945.
Aveva 17 anni.
Chiamato alle armi nel 1942, dopo la smobilitazione successiva all'8 settembre 1943, viene deportato in Germania dove sceglie di arruolarsi nella Divisione San Marco della Repubblica Sociale.
Rientrato in Italia, ritorna a Grassano di S.Polo presso la famiglia Ganapini, diserta e aderisce al movimento di Liberazione.
Il 22 novembre 1944 viene catturato dai tedeschi e condotto al presidio di Ciano d'Enza dove, per ottenere informazioni, è sottoposto a percosse e torture.
Dopo avergli fatto scavare la fossa, il 2 dicembre 1944 viene ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca.
Aveva 23 anni.
La mattina del 5 settembre 1944 Walter, la sorella Alma e il fratello Sergio diretti al Molino del Fontanile - Grassano Basso di S.Polo - per lavare alcune pecore, nei pressi delle scuole si imbattono nei partigiani del Distaccamento "F.lli Rosselli" che conoscevano e salutano.
Ripreso il cammino, all'altezza della chiesa sopraggiunge una macchina di tedeschi e inizia uno scontro a fuoco con i partigiani.
I tre fratelli cercano di mettersi al riparo, ma una raffica colpisce al ventre Walter che muore poche ore dopo a Fontania, presso la sua abitazione.
Aveva 9 anni.
Il 7 o 8 marzo 1944 un gruppo di giovani, tra i quali Nicola, parte da villa Fratta di S.Polo per unirsi alle prime formazioni partigiane della montagna.
Il giorno seguente, dopo un primo scontro armato con una pattuglia di militi nei pressi di Tapignola, il grosso della formazione diretta a Ligonchio per tentare il disarmo di quel presidio, a Cerré Sologno viene a contatto con un reparto misto di tedeschi e fascisti con i quali ha luogo una violenta battaglia che, grazie all'aiuto del distaccamento di Pio Montermini ("Luigi"), si conclude con la sconfitta delle forze nemiche che lasciano sul terreno 10 morti, un imprecisato numero di feriti e 22 prigionieri.
Tra i sette partigiani caduti c'è anche Nicola Franceschini, il primo caduto fra i partigiani combattenti sampolesi nella lotta di Liberazione.
Aveva 19 anni.
Era il 15 marzo 1944 e quella di Cerré Sologno è la prima vittoria partigiana di notevoli proporzioni.
Il 5 gennaio 1945 si trovava convalescente presso la famiglia Boni in località Costa di Bazzano di Neviano degli Arduini quando, per la delazione di una spia locale, veniva catturato dai tedeschi insieme ad altri partigiani e civili e picchiato a sangue.
Mentre imperversava una bufera di neve, incolonnato con gli altri prigionieri, dopo pochi metri Guido veniva fatto proseguire in un prato adiacente la strada dove il maresciallo Batman, noto torturatore del presidio antiribelli di Ciano, lo colpiva con due colpi di rivoltella alla testa.
Aveva 24 anni.
Collaboratore delle forze partigiane, il 22 dicembre 1944, per una delazione, veniva catturato da una squadra di nazifascisti presso la sua abitazione - Casa dei Burlenghi, nei pressi della Madonna della Battaglia - e tradotto nelle carceri del presidio antiribelli di Ciano d'Enza.
Il giorno successivo, in seguito all'attacco di alcuni partigiani a una macchina tedesca dove, oltre a due soldati, trovò la morte anche il capitano Volker Seifert, comandante delle Scuole Antiribelli di tutta l'Emilia, Ermete, per rappresaglia, veniva fucilato in località Vercallo, sulla strada comunale Stella-Casina assieme ad altri dieci ostaggi tra cui il sampolese Uguzzoli Severino.
Aveva 38 anni.
È tra i primi collaboratori del movimento di Liberazione.
Grazie al coraggio di Giuseppe e dei suoi famigliari, la sua casa - "Casa Roma" a Grassano di San Polo - è il maggior centro di smistamento tra la pianura e la montagna per tanti giovani che volevano unirsi ai nuclei partigiani dell'alta Val d'Enza.
Per una delazione, all'alba del 30 settembre 1944, una squadra di nazifascisti lo sorprende nel sonno e, messa al muro a mani alzate l'intera famiglia, si accanisce su Giuseppe uccidendolo a furia di percosse e il suo corpo viene trascinato nel rogo della casa data alle fiamme.
Aveva 39 anni.